Oggi riapriamo MUSAP, il veicolo creato dalla Fondazione “Circolo Artistico Politecnico” per comunicare con l’esterno e, promuove e valorizzare il suo enorme patrimonio artistico, culturale, librario, archivistico, storico e sociale.
MUSAP, come è già stato detto dal Presidente Gaito, non è soltanto un museo che conta una collezione molto vasta dei dipinti, sculture, lavori grafici, ceramiche, arredi, suppellettili, strumenti musicali d’epoca, ecc. MUSAP è un centro di cultura polivalente, in cui è presente una biblioteca dedicata a Ferdinando Russo con oltre 6000 volumi, tutti catalogati in SBN, consultabili in opac.
Ci sono anche decine di migliaia di documenti, conservati nel nostro archivio storico, non soltanto di natura amministrativa, ma corrispondenze con artisti, uomini di alta cultura, musicisti, attori, scrittori, poeti, politici, reali legati alla Istituzione e frequentatori abituali. Nel 2011 il Mibac, Soprintendenza Archivistica della Campania, ne ha riconosciuto il particolare interesse storico per il Paese.
Questi reperti documentali, insieme alle circa 6.000 fotografie originarie ed autografate, custodite all’interno della Fototeca, rappresentano uno spaccato significativo della storia di Napoli.
Senza dubbio, la storia di questa Istituzione si intreccia in maniera indissolubile con la storia della Città e del Territorio. Sin dalla sua nascita, è stato sempre un luogo di incontro di grandi personalità del mondo dell’arte e della cultura ed un luogo, come dire, di ricezione di quelle spinte artistiche e culturali che si muovevano nella Città, dandovi un seguito concreto. Evito di fare l’elenco dei tantissimi soci di elevato valore che hanno frequentato con assiduità questa nobile e gloriosa Istituzione. Basti pensare che ci sono stati tra i soci tre presidenti della Repubblica: Enrico de Nicola, il primo Presidente, Giovanni Leone e Giorgio Napolitano. Ma anche artisti, poeti, letterati, studiosi, ecc. Dobbiamo ricordare Eduardo De Filippo, Luisella Viviani, Enrico Caruso, Porzio, De Marsico, Matilde Serao e tantissimi altri. E’ uno spaccato di storia che pochi conoscono. L’Artistico è stato sempre il centro della vita artistica e culturale. Quando negli anni 30/40/50 non esisteva un museo pubblico di arte contemporanea, proprio qui venivano organizzate esposizioni, anche più di una all’anno, non soltanto per promuovere le giovani leve, ma anche per far conoscere i maestri storici. Proprio in questa sala, nel 1942, si è tenuta la prima mostra monografica di Giuseppe Renda scomparso nel 1939, agli inizi degli anni ‘50 si è tenuta la prima mostra di Eugenio Viti, scomparso nel 1952, e non cito tutte le altre perché sarebbero tante. Nel vuoto delle istituzioni, il Circolo Artistico era il centro della conoscenza dell’arte contemporanea. Non è proprio possibile separare la storia di questa Istituzione dalla storia del movimento artistico della Città e del Territorio. Anche la storia culturale della Città e della Regione si intreccia ed arricchisce con la storia di questo luogo, di questa Istituzione. Negli anni ‘60 viene fondata la Scuola di Arte Drammatica, la prima del Meridione. Ad essa seguirono il “Teatro dei Giovani”, la “Compagnia Stabile di Prosa” e poi la “Scuola di danza classica” e la “Scuola di Ginnastica Ritmica”. Il dott. Pasquale Esposito, giornalista, che vedo in sala, mi ha ricordato di essere stato allievo della nostra scuola d’Arte Drammatica e che proprio in questa sala ha partecipato a spettacoli. E che dire dell’Accademia Napoletana degli Scacchi, con i suoi maestri internazionali.
Con la mente alla storia di questo luogo ed al suo peso artistico e culturale, tre anni fa, il Presidente Gaito mi ha chiesto di progettare un nuovo allestimento.
Ho raccolto la sfida e con l’aiuto prezioso dell’apposito Gruppo di Lavoro nominato dal Consiglio di Amministrazione su motivata richiesta del Presidente Gaito, ho progettato il nuovo percorso espositivo. Ringrazio quindi i componenti Sergio Sciarelli, Paola D’Alconzo, Lucio Turchetta ed Adriano Gaito per il coordinamento. Ringrazio tutti per i suggerimenti costanti e per i correttivi che apportati lungo percorso. Un particolare ringraziamento al Presidente per la costanza delle sue stimolazioni e la spinta a metodologie comunicative.
Fortunatamente si è anche riusciti ad ampliare l’area espositiva con la sistemazione della zona inabitabile su via Nardones. Il restauro di questi ultimi 350 mq. era atteso dal 2014, esattamente dal 29 maggio 2014, quando è stata firmata la Transazione tra Istituzione e Regione Campania. La Fondazione, per recuperare tale zona, ha effettuato direttamente i lavori e, poi, ha atteso il rimborso dei pagamenti a stati di avanzamento.
Al mio lavoro è stato molto utile lo studio fatto dalla prof.ssa, Valente, qui al mio fianco, per la cura del volume d’arte pubblicato nel 2018: “Storia, Arte, Città – Le Collezioni della Fondazione Circolo Artistico Politecnico”. Anch’esso ispirato e voluto dal Presidente Gaito. Ringrazio l’amica Isabella Valente: il suo prezioso lavoro di ricerca mi ha evitato impegni notevoli nella ricerca e conoscenza dei materiali.
Molta fatica mi è costata la scrematura del numero delle opere. Ho voluto evitare che la pienezza avrebbe provocato l’effetto “horror vacui” tipico delle quadrerie ottocentesche. Molte delle opere sono ora nel deposito, appositamente realizzato dalla Fondazione per ottenere una custodia efficace. Sono, però, previste dei “focus”, dei momenti di studio. Saranno occasioni per farvi ritornare a visitarci.
L’esposizione ha, quindi, un ordinamento cronologico e vuole raccontare gli sviluppi dell’arte a Napoli, dalla seconda metà dell’Ottocento all’inizio del nuovo millennio.
Vi è poi un secondo ordinamento di tipo tematico, utilizzato per raccontare la storia della Fondazione. I colori delle sale sono stati scelti dall’architetto Lucio Turchetta.
Eccellenti i cambiamenti di colore che potete ammirare nelle sale e che vengono riportati anche nel volume e nei depliant, consegnati all’ingresso. I colori vanno visti come richiami. Sono un campanello d’allarme per segnalare che qualcosa è cambiato. Servono a rendere più comprensibile la narrazione. Sono state ideate didascalie. I pannelli di sala sono stati potenziati con tablet contenenti all’interno notizie delle opere esposte sala per sala. E’ in fase conclusiva un percorso tridimensionale destinato ad affascinare i nostri ospiti.
Spesso mi è stato chiesto di indicare quale sia l’opera più importante tra le esposte. A tale domanda non so rispondere. Anche ai miei studenti, che con piacere vedo qui questa sera, se mi chiedessero quale sia l’artista che più mi piace, risponderei che non lo so: me ne piacciono talmente tanti che veramente per me sarebbe difficile scegliere. Sono tanti i nomi presenti, non soltanto quelli noti nell’ambito della critica o dei frequentatori dei musei e dei luoghi d’arte. Ma la forza di questo luogo è proprio il numero dalle presenze di cosiddetti minori.
Un’altra cosa che dico sempre ai miei studenti è che la storia dell’arte andrebbe riscritta, come andrebbe riscritto il ‘900. Non è come dicono i manuali scolastici all’insegna sempre dell’avanguardia. Il ‘900 ha un legame molto forte con la tradizione e, proprio in queste sale, emerge uno specchio della società artistica napoletana e del Territorio. Quindi non abbiamo, come dire, opere minori.
Noi abbiamo quello che veniva prodotto in quegli anni e abbiamo anche la ricerca, la sperimentazione perché un’artista come Stefano Farneti era un visionario; uno che negli anni ‘20 realizzava delle cose straordinarie, tipo le esperienze francesi del surrealismo. In definitiva mi sento di direi che non c’è solo il grande artista, c’è una grande collezione.E c’è un primato, anzi ci sono più primati. Il primo è quello di avere la più cospicua collezione di opere di primo 900 che, per numero di opere presenti per artisti, per qualità estetica non ha riscontro in nessun altro sito del territorio; l’altro è la grande presenza di donne artiste quali Quanita D’aniello, Carmen Cifariello, Renata Bocchetti, aiutami Isabella, Angela Carugati, Licia Cilibrizzi, Laura Caravita, mamma della nostra Maria Grazia, ecc.
Questo ci fa capire quale apertura alle donne ha avuto da sempre questa Istituzione. Presidente lo so, sicuramente ve ne sono tante altre, ma io ringrazio Dio di ricordarmi questi nomi in questo momento. E, come ricorda sempre il Presidente, il logo della Fondazione è una bellissima figura femminile di De Sanctis. Grande il ruolo femminile all’interno del circolo. Esse non avevano un ruolo semplicemente di accompagnatrici, un ruolo ancillare. Erano vere protagoniste. All’interno della Collezione ci sono sicuramente dei vuoti che vogliamo colmare nel corso del nostro mandato. Spero che MUSAP cresca in maniera esponenziale e venga conosciuto in tutto il mondo.